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giovedì 12 dicembre 2013

Bloccate in Congo 24 famiglie italiane 'regolari'. E la Kyenge parla di itegrare gli irregolari

Roma, 12 dic. (TMNews) - “Purtroppo per il momento una soluzione non è stata trovata, il blocco viene direttamente dal presidente della Repubblica” democratica del Congo, Joseph Kabila Jr: così l’ambasciatore italiano a Kinshasa, Pio Mariani, al telefono con TMNews, ha ricordato come le 24 coppie italiane ferme da inizio novembre con i bimbi adottati nella capitale dell’ex Zaire dipenda esclusivamente dalle autorità congolesi, che il 25 settembre 2013 hanno ordinato uno stop di un anno agli espatri di minori, e come la “situazione” sia altamente “complessa”.

La Repubblica democratica del Congo “è un paese in fase post-bellica, con un governo dimissionario”, ha affermato Mariani, ribadendo la piena disponibilità dell’Ambasciata italiana a Kinshasa a seguire i connazionali sul posto e annunciando che domani vedrà alcuni responsabili della direzione nazionale delle migrazioni, incaricata di rilasciare i permessi d’uscita per i minori adottati, e sabato incontrerà nuovamente le coppie italiane.

“Mi rendo conto della loro situazione dal punto di vista del lavoro”, ha aggiunto Mariani, che tramite l’ambasciata italiana ha già rilasciato una decina di giustificazioni per i datori di lavoro degli italiani bloccati a Kinshasa. Secondo l’ambasciatore, le coppie di italiani fanno bene a rimanere nei compound con i piccoli adottati, perché in città non è facile muoversi - non si trovano taxi o autobus - ed è meglio che uno straniero non si faccia vedere in giro con un bimbo del posto. Mariani, che per discutere della vicenda ha già avuto di recente dei colloqui con il primo ministro congolese Matata Ponyo e scritto al ministro dell’Interno, ha ribadito inoltre che l’ambasciata mette a disposizione dei connazionali tutto l’aiuto possibile, anche per un eventuale supporto finanziario o per l’invio di medicine che nel paese non si trovano.

A scatenare il blocco delle autorità congolesi, sarebbero state delle irregolarità compiute nelle procedure d’adozione da parte di altri paesi stranieri. “Il presidente congolese ha fatto fare un’inchiesta sulle adozioni nel paese e sono emersi casi di maltrattamenti in alcuni paesi stranieri”, ha rivelato l’ambasciatore, sottolineando, inoltre, che alcuni bambini andavano in nazioni dove sono concesse le adozioni a coppie gay o a single, pratiche vietate nella R. D. Congo.

Prima del 25 settembre, sette famiglie italiane sono riuscite per un soffio a riportare a casa i loro bambini, grazie all’intervento sul posto del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, di origine congolese. Queste altre 24 hanno depositato la documentazione necessaria prima che le autorità imponessero il blocco e sono quindi in regola, ma Kinshasa ha bloccato le operazioni di rilascio dei permessi d’uscita per i bambini, impedendo di fatto il rientro in Italia delle famiglie con i loro figli. “Alcune famiglie belghe sono ripartite, ma senza i bambini”, ha concluso l’ambasciatore italiano, segno che non fa ben sperare per gli italiani sul posto. Anche se è vero che il Belgio, ex potenza coloniale nel Congo, per questo motivo ha un rapporto non sempre facile con Kinshasa.

Lunedì i senatori del Partito Democratico Andrea Marcucci e Roberto Cociancich hanno deposto la richiesta di “un’interrogazione urgente” al ministro degli Esteri Emma Bonino e a Kyenge “per chiedere chiarimenti sulla vicenda che ha bloccato in Congo” le famiglie italiane. (TMNews)




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