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martedì 2 settembre 2014

Renzi: le parole che cambiano l’economia del Paese

Plausi al governo Renzi dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi), sulle misure «dettate a parole» dal neo premier durante i suoi interventi alla Camera e al Senato. L’Fmi ha espresso soddisfazione anche per Pier Carlo Padoan al ministero dell’economia: «quando era al Fmi era molto rispettato».

Renzi: le parole che cambiano l’economia del Paese

«Abbiamo ascoltato attentamente le parole di Renzi» afferma il portavoce del Fmi, Gerry Rice, che rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulle proposte avanzate dal premier di ridurre le tasse sul lavoro e sul taglio del cuneo fiscale, si è limitato a dire: il Fondo appoggia alcune delle misure proposte, e attende ulteriori particolari.

L’approvazione del Fmi è legata alle azioni che Renzi ha illustrato a parole durante le sue discussioni. Quello che è «cruciale» è l’attuazione delle riforme, per un ritorno alla sostenibilità e alla crescita del Belpaese.

Fra le riforme, considerata «chiave» è quella del lavoro, alla luce dell’alto tasso di disoccupazione che è un nodo pressante.

Dall’ISTAT giungono oggi dati allarmanti. A gennaio 2014 gli occupati sono 22 milioni 259 mila, sostanzialmente invariati rispetto al mese precedente e in diminuzione dell'1,5% su base annua (-330 mila).

Il tasso di occupazione, pari al 55,3%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,7 punti rispetto a dodici mesi prima.

Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 293 mila, aumenta dell'1,9% rispetto al mese precedente (+60 mila) e dell'8,6% su base annua (+260 mila).

Il tasso di disoccupazione è pari al 12,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti nei dodici mesi.

Non incoraggiano neppure i dati di Confcommercio. Le famiglie italiane sono sempre più povere - rileva la Confcommercio - il reddito pro capite scende del 13% negli ultimi 6 anni, i consumi sono fermi, mentre i governi che si susseguono, riconfermano "l’intenzione di continuare ad utilizzare la leva fiscale per far quadrare i conti pubblici invece di attuare quelle riforme indispensabili per sostenere famiglie e imprese e far ripartire l’economia".

Nel 2012 la ricchezza netta è tornata ai livelli del 2002 perdendo, rispetto al massimo raggiunto nel 2006, oltre 18mila euro a testa mentre il reddito pro capite è tornato, al netto dell’inflazione, ai livelli della seconda metà degli anni ’80. L’attuale livello di pressione fiscale, infatti, è incompatibile con le esigenze della crescita e al momento non vi sono segnali di un cambio di rotta”.

Ce la farà l’ottimo comiziante a far ripartire l’Italia senza alcun accordo con l’Europa della Merkel, per fare allentare lo strozzo del 3% imposto? Non credo, nel frattempo piovono ulteriori aumenti sui cittadini già in ginocchio, uno di questi è prossimo, l'aumento delle Accise e Iva sui carburanti, che contribuiranno a catena, come è logico, ad aumentare qualsiasi genere di merce trasportato su gomma, che in Italia risulta essere l'80%; quindi, un'ulteriore perdita del potere d'acquisto per le famiglie italiane.

Roberto Turi - @robylfalco

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