Ironica quando si tratta di rispondere agli
ennesimi insulti e provocazioni di “matrice razzista”. Ma anche preoccupata per il clima di intolleranza che
continua a montare intorno alla sua
persona.
E’
questo lo stato d’animo di Cécile
Kyenge, che in un’intervista a Repubblica afferma di sentirsi “stanca del ripetersi di insulti tanto
pesanti”: “Mio marito è un po’
preoccupato per me, io però non perdo la serenità, anche
se adesso sono in pensiero per la
sicurezza delle mie figlie”.
La ex clandestina raccomandata da suo padre Capo
Villagio e da un Vescovo, financo nel suo paese, che è riuscita a
trafugarsi una delle solo 3 borse di studio poste a
disposizione degli studenti di tutta la
Rep. del Congo.. che in Italia con l'aiuto della Chiesa e degli italiani è
riuscita a studiare e diventare "oculista".... Oggi la
troviamo come ministro, che offende gli
italiani in ogni suo intervento calpestando i loro diritti, a favore degli immigrati clandestini…….. ma non
accetta le offese!, e adesso ancora,
monta su il "caso clamoroso" dichiarando
di aver paura per le sue figlie???.
Lo fa di proposito!, lei vuole e spera che
gli italiani si comportino in questo modo, e li istiga.. più si comportano
così, più avrà popolarità e godrà del vittimismo fomentato anche dalla
compiacente sinistra che si nasconde dietro questi casi, per fare i propri
interessi, con la disattenzione dei cittadini.
Ministra
Kyenge, Giulia e Maisha non sono in
pericolo!, noi italiani non osiamo vendette trasversali, le sue figlie sono
al sicuro, con noi, così, come vorremo anche, che i "milioni" di figli
degli italiani lo fossero.
Stia
attenta piuttosto al suo popolo che fa ingresso in Italia e ai clandestini in
senso lato, loro si ce l'anno nel sangue la violenza, quella vera!!.. quella
che lei cara ministra non ha mai vissuto in prima persona poiché proveniente da
una famiglia benestante, con suo padre funzionario statale e capo villaggio; io
la conosco quella violenza...non Lei!!
Ci permettiamo
di ricordarle ministra Kyenge, quello che sta facendo oggi potrebbe ritorcersi contro; come il caso di Don Renzo Beretta,
parroco di Ponte Chiasso, sacerdote impegnato da anni nell'aiutare tossicodipendenti
ed extracomunitari, sfamandoli, vestendoli e elargendo loro anche del danaro. E’
stato più volte accoltellato all'addome ed è morto all'ospedale di Como dopo
mezz'ora dal ferimento mortale, operato nei suoi confronti da un
extracomunitario che, non si accontentava più del denaro che il parroco gli
dava, ne voleva di più, sempre di più, altri soldi.
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