Nel 2012 il
bambino era stato ascoltato dal Giudice e il padre era stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale,
ciononostante il Tribunale per i Minori di Venezia obbligava il bimbo a vedere
comunque il padre presso i Servizi sociali di Cittadella. Il minore si ribella
manifestando più volte il suo dissenso, anche davanti agli operatori querelati,
che non “riscontrano” il forte disagio del bambino che poteva essere rilevato
anche dal cambiamento repentino della scrittura e dai problemi scolastici che
erano venuti a crearsi. Invece "accusano" la donna di manipolare il
figlio a suo favore. Ancora più incredibile quanto prospettato alla madre: “Se
il figlio non incontra il padre l’alternativa sarà l'allontanamento dalla
famiglia.”
Secondo l'avv.
Miraglia è un fatto gravissimo:
“L'allontanamento oramai viene usato come strumento di ricatto e di minaccia
sotto l'indifferenza dell’autorità giudiziaria e dei nostri politici che come
spesso accade predicano bene e razzolano male.” Il nostro comitato sostiene da
anni che tramite valutazioni soggettive ed opinabili, psichiatri, psicologi e
assistenti sociali spesso inducono il Tribunale dei minori a prendere
provvedimenti drastici e drammatici. Nel caso di specie, la psicologa che ha
redatto la consulenza tecnica d’ufficio che ha spinto il tribunale a prendere
una decisione talmente errata, è una “fanatica” della PAS (Sindrome da
alienazione genitoriale, la “sindrome” che ha portato al caso di Cittadella per
intenderci) che recentemente ha firmato il "Documento sugli ostacoli al
diritto alla bi-genitorialità e al loro superamento" assieme ad altri
psicologi e psichiatri. Professionisti che certamente non offrono gratuitamente
le loro perizie e consulenze, anzi. Ed è probabilmente l’impostazione
“soggettiva di natura psicologica” decretata da questa consulente tecnica
d’ufficio che ha portato i servizi ai comportamenti per cui ora sono stati
querelati.
L’eccessivo
appiattimento sulle perizie psichiatriche e psicologiche è alla base di tanti abusi ed errori, e
recentemente è stato censurato dalla Corte di Cassazione, che proprio nel caso
di Cittadella ha criticato il giudice di merito per aver basato il suo giudizio
esclusivamente sulla valutazione psicologica/psichiatrica. Le perizie
psicologiche-psichiatriche dovrebbero avere solo valore di opinioni e non
essere considerate direttamente come “accertamento della verità”. Comprendiamo
il dolore e la rabbia di tanti genitori che non vedono i figli a causa della
condotta ostativa dell’altro partner, ma la soluzione non è sostenere una
sindrome che ha causato e causa tanti danni dovuti a valutazioni soggettive e discrezionali
di psicologi e psichiatri. Invece dovrebbero chiedere l’approvazione del reato
di impedimento doloso della cura filiale per mettere la parola fine alle
diatribe scientifiche e tornare alle buone, vecchie, solide prove, al fine di
accertare questo reato che – ricordiamolo – in altri paesi europei è già
previsto come tale.
Silvio De Fanti
Vicepresidente del
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Fonte: "Affaritaliani">>
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